“Il suicidio è la peggiore delle tragedie umane. Non solo rappresenta l’epilogo di una sofferenza insopportabile per la persona che lo mette in atto, ma può anche essere la fonte di un dolore inesauribile per quelli che sopravvivono alla perdita”
(Un’altra vita, Diego De Leo)
Il dolore dopo il suicidio
Dopo aver perso una persona cara per suicidio può capitare di porsi molte domande, alcune di queste non troveranno mai una risposta, perché chi poteva darci una risposta non c’è più.
Ci sono però molte altre domande a cui è possibile trovare una risposta. Una persona su quattro conosce qualcuno che si è suicidato per questa ragione è importante essere consapevoli che sebbene le emozioni provate per questa perdita possano essere molto diverse tra loro non si è mai completamente soli.
Spesso chi sopravvive si chiede: “È colpa mia? Avrei potuto fare qualcosa per evitare che accadesse una tragedia di questo genere?” No, non è tua la colpa. Togliersi la vita è una decisione soggettiva ed individuale, spesso però può capitare che chi sopravvive, familiari e amici, rileggano la storia con una chiave di lettura differente, intraprendendo rimuginazioni sulle vicende accadute prima del suicidio, pensando “se solo avessi fatto..” “se solo non avessi detto..”.
Può capitare, quindi, che ci si senta in colpa o responsabili per quanto accaduto.
Potrebbe essere di aiuto sapere che i cambiamenti di umore e le scelte che portano a compiere il suicidio possono essere molto graduali e potrebbe essere difficile anche per medici e psicologi individuare quando la persona arriva al punto di rottura fatidico.
La persona che si toglie la vita si lascia alle spalle una rete di familiari e amici intimi che sono costretti ad affrontare un turbinio di emozioni comuni a tutti coloro che vivono questa perdita.
Può capitare di provare molti sentimenti, anche in contrasto tra loro, tutto ciò è normale e fa parte di questa esperienza dolorosa, alcuni di questi sentimenti sono: shock, negazione, rabbia, depressione, dolore, vergogna, disperazione, rifiuto, tristezza, abbandono, torpore, incredulità, stress, colpa, solitudine e ansietà.
LE FASI DEL LUTTO PER SUICIDIO
Generalmente si possono sperimentare tre fasi di chi vive una perdita per suicidio; anche se non necessariamente nell’ordine descritto. Può anche capitare che queste fasi si ripetano.
- Fase I – Torpore o Shock Inizialmente, le persone sembrano inserire una sorta di “pilota automatico”: rispondono alle sollecitazioni e richieste “perché bisogna”; possono provare rabbia, confusione o anche sollievo, a seconda delle circostanze. Questi sentimenti sono normali. Molte persone in questa fase cercheranno di tenere una distanza emotiva dagli altri per proteggersi e per evitare di discutere le circostanze della morte.
- Fase II – Disorganizzazione Questa è una fase in cui ci si sente soli, depressi e disperati. Si possono avere problemi di insonnia o di alimentazione. Alcune persone possono provare pena per sè stesse e a volte possono soffrire di vere e proprie allucinazioni. Le persone spesso si tormentano pensando a quello che avrebbero dovuto fare per evitare che tragedia accadesse, A questo punto potrebbe anche essere necessario l’aiuto di uno specialista.
- Fase III – Riorganizzazione Si comincia a scoprire che ci sono momenti nella giornata in cui non si pensa alla perdita subita. I sentimenti di dolore non saranno più così intensi e si potrà ricominciare a concentrarsi sulle attività della vita quotidiana. A questo punto la maggior parte delle persone ha bisogno di una buona dose di incoraggiamento per reinserirsi nella vita attiva. Forse non si riuscirà ad accettare l’idea della morte, ma si riuscirà a superare il dolore.
Alla luce di quanto detto sopra è importante sottolineare come possibili sentimenti di rabbia, confusione o sollievo siano naturali; l’eventuale negazione della perdita invece no. Chi vive un lutto così forte deve potersi sentire libero di esprimere la propria sofferenza senza cercare di reprimerla.
Se il defunto è stato a lungo depresso, o aveva già tentato il suicidio, non c’è nulla di sbagliato nel sentirsi sollevato dal fatto che il peso di quella situazione se ne sia andato. Oppure ci si può sentire molto arrabbiati perché la persona scomparsa vi ha dato un altro fardello da portare.
Se non si elaborano questi sentimenti, essi diventeranno un impedimento al processo del lutto. Non progredire, non andare avanti è pericoloso; può anche causare malattie mentali e fisiche e può distruggere famiglie e amicizie. Questo può impedirvi di accettare il suicidio e di venire a patti con la nuova situazione creatasi.
È necessario affrontare i propri sentimenti prima di poterli capire.
Per questa ragione è importante rivolgersi ad uno psicologo che possa aiutare nel processo di rielaborazione del lutto.
AL DI LA’ DELLA SOPRAVVIVENZA: 25 CONSIGLI PER I SOPRAVVISSUTI.
PDF Scritto da una pioniera del movimento dei sopravvissuti Iris M. Bolton