“L’ossessione è quando qualcosa non vuole lasciare la tua mente.”
(Eric Clapton)
Che cosa è il disturbo ossessivo compulsivo
Avere a che fare con un disturbo ossessivo compulsivo non è mai facile; sia per la persona che lo vive, sia per chi gli sta attorno.
Si esprime in una costante preoccupazione caratterizzata da pensieri (ossesioni) per la possibilità che catastrofi imminenti possano accadere, oltre che da immagini intrusive, sgradevoli o temute
La persona che soffre di disturbo ossessivo compulsivo si sente obbligata a mettere in atto comportamenti ritualistici (compulsioni), che possono essere di controllo, pulizia, ruminazioni o ordine, al fine di attenuare le ossessioni.
Ad ognuno di noi può essere capitato di controllare nuovamente di aver eseguito una determinata azione, come accertarsi di aver chiuso la macchina, questo però non basta a diagnosticare un disturbo ossessivo compulsivo. Chi ne soffre può controllare di aver chiuso la macchina o la porta di casa, per più di un ora al giorno, fino ad arrivare ad invalidare completamente il funzionamento socio affettivo.
“La prima volta che l’ho vista …
Tutto nella mia testa si è calmato.
Tutti i tic, tutte le immagini in continua successione sono semplicemente scomparse.
Quando soffri di Disturbo Ossessivo Compulsivo, non puoi avere veramente momenti di tranquillità.
Anche nel letto, penso:
Ho chiuso la porta? Si.
Mi sono lavato le mani? Si.
Ho chiuso la porta? Sì.
Mi sono lavato le mani? Sì.
Ma quando l’ho vista, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era la curva delle sue labbra..
O un ciglio sulla sua guancia –
un ciglio sulla sua guancia –
un ciglio sulla sua guancia.
Sapevo che dovevo parlare con lei.
Le ho chiesto di uscire sei volte in trenta secondi.
Ha detto di sì dopo la terza, ma nessuna di loro mi sembrava giusta, così ho dovuto continuare.
Al nostro primo appuntamento, ho passato più tempo a organizzare il mio pasto per colore che a mangiare, o a parlare con lei…
Ma lei lo amava.
Amava il fatto che le davo il bacio della buonanotte sedici volte o ventiquattro volte se era Mercoledì.
Le piaceva che mi ci voleva una vita per arrivare a casa a piedi, perché ci sono un sacco di crepe sul nostro marciapiede …”
[…]
“Come può essere un errore che io non devo lavarmi le mani dopo averla toccata?
L’amore non è un errore, e mi sta uccidendo che lei possa scappare via da questo e io semplicemente non posso.
Di solito, quando mi ossessiono sulle cose, vedo germi brulicare sulla mia pelle.
Mi vedo schiacciato da una successione infinita di auto…
E lei è stata la cosa più bella che abbia mai avuto su cui rimanere fissato … ”
[…]
(OCD, Neil Hilborn)